Figlio Impuro

Ho avuto tre madri, ma un solo padre.
Anche se, in realtà, questo padre era mio nonno.
Ora non pensate a me come al frutto marcio di un amore proibito ed incestuoso, io un padre biologico ce l’avevo (e ce l’ho), ma era una figura sfumata, assente e distratta, fredda ed anaffettiva, scostante ed egoista. “Pregi” validi ed indispensabili per affermarsi con successo nel suo campo e permettergli di surfare con disinvoltura sulla schiuma della feccia perbene che frequenta, ma decisamente inadatti per la crescita di una prole. Un uomo talmente competitivo che vedeva (e vede) come una sfida personale ogni piccola conquista degli altri, compresi i figli. Soprattutto i figli.
Sono cresciuto senza avere una vera e propria casa, passando da suite di lusso a sporchi sottoscala delle banlieu. Dormendo con puttane, cenando con uomini d’élite e ubriacandomi con sfigati che s’illudevano di essere artisti.
Ho sfruttato l’odio e nutrito la vendetta, ma ho anche regalato amore e fedeltà assoluta.
Sono stato un alcolizzato, un tossico e un delinquente ma anche redentore ed involontario eroe.
Coltivo passioni che mettono a disagio gli altri, mi nutro di emozioni che spaventano gli ignoranti, metto in risalto condizioni e verità che tutti cercano di nascondere.
Sono intollerante con gli intolleranti, razzista con i razzisti, violento con i violenti, impietoso con i prepotenti.
Sono un bastardo ma con un codice d’onore, uno che sfrutta le situazioni ma che non si fa problemi se gli chiedi un favore.
Sono un Figlio Impuro, e lo dico con malcelato orgoglio.
Tu puoi chiamarmi Monsieur, il Disciplinatore.

Monsieur

Lo Stregone

E’ Alchimia. Scienza della Magia.
Una Cabala senza numeri; una forma d’arte capace di infondere vita, ma anche di distruggerla.
Bilanciamento, cura, conoscenza, determinazione, passione. E un pizzico di follia.
E’ la Pietra Filosofale della Carne.
E’ una mistica pozione dai prodigiosi talenti; un elisir fatto di erbe rare e preziose emozioni; una miscela arcana distillata con cura maniacale, perché sbagliarne il dosaggio può rivelarsi fatale.
Preciso come la bilancia di un orafo; netto e sicuro come lo scalpello di un intagliatore; positivo e creativo come le mani di uno scultore sulla creta.
Perché ci vuole poco ad incrinare la tua devozione con l’incertezza e ancora meno a trasformare la fiducia in diffidenza.
E l’amore s’infetterebbe avvelenato dal disprezzo.

 Alchemy

C’era una volta…

C’è stato un tempo in cui ad ogni Mia soumise collegavo (connettevo/simbiotizzavo) una giovane sextoy per diletto, educazione e responsabilizzazione.
La soumise doveva istruirla, crescerla ed “adattarla” alle Mie/nostre necessità.
Lo ammetto, ero molto più giovane ed alla resa dei conti capisco che si è trattato solo di esibizione/gratificazione dell’ego e puro esercizio di stile fine a se stesso.
Ma sono stati anni meravigliosi e nessuna, MAI, ne ha sofferto.
Anzi.

sextoy

A che gioco giochi?

Come ormai anche i bletoraptidi della Patagonia avranno capito, nel big-Game del Sesso (e delle relazioni personali) gioco nel ruolo del Capitano della Squadra.
Il destino mi ha offerto la fortunata opportunità di conoscere e scoprire le mie “peculiarità” (aborro il termine tendenze) in giovane (molto giovane) età e la benevola Tyche ha fatto si che avessi anche l’incredibile occasione di essere “cresciuto” ed educato nel modo più adeguato da due magnifiche persone (non parlo dei miei genitori) che mi hanno reso la persona che sono (nel bene e nel male).
Tanta fortuna, si…ma il resto me lo sono sudato; anche sputandoci sangue sopra (e da qui Sesso Sudore e Sangue)
Non si tratta di semplice appagamento sessuale o “perversione” erotica (non soffro di bipolarismo e non abbiamo precedenti di malattie mentali in famiglia), no, è qualcosa di più…e forse un giorno se ne avrete voglia proverò a spiegarmi meglio.
Vi basti sapere che quando sono così…sto bene.
Questo modo di essere è parte di me. Questo non vuol dire che vado in giro vestito di pelle, frustino alla mano, al cinema e al ristorante; né che mi metto a strillare ordini alla gente che passa per strada con un imbuto in testa. Intendo dire che il lato Dominante vive dentro di me e sonnecchia placido (ma sempre vigile), come un lupo in attesa del buio per uscire a caccia, valutando e soppesando…
Questo però non mi rende un individuo statico. Non sono prigioniero di un ruolo. Io mi evolvo.
Mi è stato insegnato che solo così si può crescere. Migliorare.
E così è sempre stato. Non ho mai seguito un copione nella mia vita. Ho sempre cercato di “capire” chi avevo di fronte e poi ho cominciato (con il suo aiuto) a costruire un percorso. Si può dire che nella mia foresta ci sono mille sentieri, che conducono alla stessa meta.
Spesso ha funzionato. Altre volte no. E vi risparmio tutta la storia del “buco della ciambella” e degli “insegnamenti che nascono dagli errori”…perché le banalità sono come virus e una volta che ti infetti…
Giocoforza che la mia immagine debba avere una certa elasticità. Ferma e Dominante, ma tridimensionale, variegata, aperta.
Senza perdere mai d’occhio, però, i dettami della Disciplina.
“soldato, puoi starmi anche tutto il giorno sbracato in branda, ma quando squilla la tromba ti voglio tirato a lucido sull’attenti in cortile”
Quanto può essere formale l’informalità? Parecchio, credetemi.
Viene da sé che il mio ruolo (se così vogliamo chiamarlo) offrirà sempre un diverso angolo di rifrazione alla mia ninfa, complice, soumise, cagna, puttana, amante. E lo stesso sarà per lei.
Solo una cosa non avrete MAI da me: non fatemi giocare al tiranno gotico che vive in “adorazione” catartica della sua ancella.
Ho un mio stile, perdio!

Questo per rispondere ad una mail di una persona che mi chiedeva se, dopo tanti anni, non risultava rigido, noioso  e scontato vivere certe dinamiche.
Ma se si chiamano “dinamiche” un motivo ci sarà, no? Altrimenti le avrebbero chiamate “statiche“.
E come può un lupo stancarsi di cacciare? E’ una questione di sopravvivenza.
E di morti viventi in giro ce ne sono già troppi.

attesa

Anal Training…Conseguenze

“Batti il ferro quando è caldo”. Questa è una delle mie regole… perché anche io ho delle regole. Anzi, forse ne ho più io che una soumise. Regole, dettami, dogmi.

Mauro è a calcetto e prima di mezzanotte non tornerà all’ovile. Partitella prima pizza dopo, quindi non hai problemi ad allontanarti di casa per un po’. E a me bastano una manciata di minuti.
Ti vedo uscire dal giardino e tirarti dietro il cancelletto di ferro; Ralph accenna un guaito, ma tu lo zittisci. Vieni verso la mia macchina, in fondo al vialetto, sali ed io parto.
– Buonasera, Monsieur – dici, ma non hai il coraggio di voltarti verso di me e guardi, senza vedere, la strada buia davanti.
Ti rispondo con un piccolo grugnito. Sto pensando.
Parcheggio dietro al vecchio capanno alle spalle della chiesetta; c’è solo una strada per andare e tornare e in quel punto si è protetti da sguardi indiscreti e allo stesso tempo si riesce a monitorare la zona per un ampio raggio.
Tre, quattro minuti di viaggio e tu non hai aperto bocca, anche se ti ho vista un paio di volte sbirciarmi con i tuoi enormi occhi neri.
Spengo il motore e tiro il freno. Ora il topolino è in trappola. Vediamo come te la cavi.
Mi guardi (finalmente), sorridi e mi fai gli occhioni manga.
– Non ti ho sentito tutto il giorno, Monsieur – miagoli.
– Sapevi che avevo da fare. –
– Credevo fossi arrabbiato…
– Dovrei esserlo? – ti rimpallo. Sorrido, ma sai che non puoi fidarti dei miei sorrisi.
– Credo…credo di si.- ti sbilanci.
– Credi? E cosa te lo farebbe credere? – Sono curioso di scoprire quanto riesce ad esporsi.
E tu, tenti il tutto per tutto.
– Cioè, io…penso che sia giusto che tu sia arrabbiato con me… – prendi tempo mentre elabori una strategia. Deformazione professionale, vero? Prevedibile, però.
– Insomma, lo so che tu mi avevi detto che era meglio saltare l’allenamento oggi… – Ecco ora parte con il colpo di coda -…però…-
– Però? – e le sorrido ancora.
– Però non è che tu me lo hai proprio vietato… –
Nella mia città una come te viene definita una “che vò vince o vò pattà” (una che o vince o pareggia, ma non accetta di perdere), ma con me non hai speranze.
– Io ho pensato di poter scegliere se farlo o meno e so bene quanto tu apprezzi che io mantenga sempre morbido ed elastico il mio buco e blabla blablabla blablabla…
Non ti sento più. Quando vieni posseduta dallo spirito di Ally McBeal spengo l’interruttore; non mi lascio travolgere dai tuoi torrenti di parole e tanto meno confondere. Forse con gli altri funziona, ma con me…
Alzo la mano destra, tu capisci e taci.
– Non ti punirò per questo. – dico in tono pacato.
Ti lascio senza parole (strano ma vero). Mi fissi con la bocca semiaperta, cercando di realizzare il senso della frase.
– Hai capito bene – continuo – Non ti punirò per questo. – E mi volto a restituire lo sguardo.
– Ma io credevo…pensavo..
– Sai bene che a me non piacciono le “bambole di pezza”. Voglio che la mia cagnetta da monta mantenga una sua personalità, pur smussandola ed adattandola alle mie esigenze. – le spiego.
– Lo stesso dicasi del “libero arbitrio”…anche se questo non vuole dire che tu possa tranquillamente fare quello che cazzo ti pare, quando cazzo ti pare. –
Uso un tono asciutto per essere di facile comprensione.
– Questo vale anche per il tuo Addestramento. E’ vero, non ti ho dato ordini in merito, ma visto che sono il tuo Educatore credevo tu intuissi che se ti sconsiglio di fare qualcosa è perché sono conscio delle conseguenze che potrebbero esserci in conseguenza dell’atto.
– Forse credi che io non sia un buon Maestro?
– No, no, no! Assolutamente! – quasi lo gridi agitando le mani. – In questi tre mesi grazie a te ho scoperto cose che neanche immaginavo! E’ bellissimo essere tua e quello che dici per me è oro colato. –
– Non sembrerebbe. – appunto con un sospiro. Tanto per farti sentire un po’ in colpa.
Breve sacca di silenzio. Ti guardi le mani. Hai l’aria preoccupata.
– Quindi non mi punirai?… – azzardi. Sembri quasi dispiaciuta.
– Ho detto che non ti punirò per questo. – chiarisco – Ti punirò per una cosa ben più grave. –
Anche con l’abitacolo invaso dalle ombre ti vedo impallidire. E calo l’ascia.
– Ti punirò per aver abusato di una cosa non tua, con il rischio di danneggiarla. –
Stringi le labbra fino a farle divenire un taglio sull’ovale bianco del viso.
– Quello che hai mi appartiene. Quello che sei mi appartiene. Tu mi appartieni. –
– Hai da replicare anche su questo? –
Fai cenno di no con la testa. Ti tremano un po’ le mani ma scommetto il mio prossimo stipendio che tra le gambe sei bagnata fradicia. Se ti sto crescendo bene sarà certamente così.
– E’ giusto… – sussurri – …è sacrosanto… –
– Bene, chiarito questo… – dico carezzandole la testa – Fammi un po’ rilassare, da brava cagnetta…e usa la bocca per qualcosa di più utile che straparlare… –
Fai un gridolino di gioia, ti pieghi verso di me e t’incasini un po’ per tirarlo fuori. E’ già duro e s’incastra prima nei boxer e poi sulla stoffa del pantalone, ma appena è fuori dalla patta non gli dai nemmeno il tempo di prendere un po’ d’aria e lo ingoi con entusiasmo cercando di arrivare con le labbra fino ai coglioni.
Mi accendo una sigaretta e mi metto comodo. Ti ci lascerò giocare per una decina di minuti prima di riportarti a casa.

Ora devo solo decidere la punizione. In questi mesi hai solo commesso “peccati veniali”, inevitabili incidenti di percorso, quindi non è il caso di andarci giù pesante ma, allo stesso tempo, dovrò essere incisivo per aggiungere un bel pilone solido nelle fondamenta del concetto di Appartenenza.

P.S. era veramente bagnata fradicia…

toygirl